L'immagine dell'uomo nella pittura visionaria di Antonio Pettinicchi

di Vitaliano Corbi

Le immagini della pittura di Antonio Pettinicchi possiedono il dono affascinante di un'inesauribile ambiguità. Stravolte dalla violenza con cui il colore dal buio degli azzurrie dei viola più fondi esplode in una luminosità incandescente, esse appaiono cosi cariche di energia da non tollerare, come le immagini della vita, di rimanere imprigionate nell'univocità dei significati. Quando, infatti, sembra di potervi cogliere un'idea dominante, un motivo che, prevalendo sugli altri, si traduca nella coerenza di un tema, che delimiti e riordini l'orizzonte semantico dell'opera, ti accorgi che quella stessa idea si sdoppia in un'altra, diversa e persino opposta.
Si deve probabilmente alla presenza di queste inattese di  varicazioni - che nascono, per usare un'espressione freudiana, dalla costitutiva sovradeterminazione di senso delle immagini - la forte tensione espressiva che attraversa la pittura di Pettinicchi e che la mette i n costante comunicazione
con le radici della realtà "Tutte le cose umane - diceva Erasmo da Rotterdam - hanno due facce, completamente diverse l'una dall'altra, talché ciò che a prima vista è morte, a ben guardare più addentro, si presenta come vita, e all'opposto la vita si rivela morte, il bello brutto".
Pettinicchi da molti anni va dipingendo una storia di disperazione: sono episodi in cui è rappresentata una condizione umana così furiosamente sofferta e devastata da comporre un quadro di tragica visionarietà.

Il dato iconografico di base, legato a occasioni di una quotidianità anonima, a momenti di cronaca e a vicende autobiografiche, a volte di difficile identificazione, a volte di assoluta evidenza, ma sempre percepite da una sensibilità e da una fantasia eccitate, si trasfigura in scene di apocalittica grandiosità, in evocazioni di sciagure catastrofiche o in esplosive prefigurazioni da dies irae.
I dipinti dell'artista molisano compongono insieme un unico affresco, che, con la perentoria evidenza delle immagini e con l'oscura, minacciosa densità dei significati adombrati, sembra volerci comunicare qualcosa di decisivo, un avvertimento lanciato dal margine estremo dell'abisso.
E non meraviglia che i l protagonista di questi dipinti - un piccolo uomo dal volto segnato e dallo sguardo dolente, che si vede stancamente appoggiato ad un tavolo o seduto all'aperto, su un terrazzo, appartato dagli altri ed immerso nelle tenebre di una notte tempestosa, percorsa da rossi bagliori - ci appaia accompagnato da un sentimento di silenzioso e cupo stupore, di doloroso ripiegamento nella propria solitudine, di fronte ad una realtà che ha trasformato i nostri segnali di speranza in attese deluse, in fallimenti che giorno dopo giorno annunciano l'ineludibile disfatta finale.

Non è tempo di confortanti utopie, né gli uomini procedono più lungo le strade provvidenziali della "storia", dove, si diceva, anche il dolore ed il male più estremo trovano alla fine un risarcimento o diventano promessa di progresso e di salvezza.
Questi dipinti raccontano di fatti che per la loro incomprensibile ed insostenibile efferatezza sembrano violare le leggi stesse della vita.

C'è qualcosa di mostruoso e di incontrollabile nelle deflagrazioni cromatiche che sconvolgono la pittura di Pettinicchi. Eppure, si avverte nella vitale intensità delle immagini il segno di un'ostinazione, di una volontà che, ritirandosi nell'ombra del silenzio, resistendo tra le pieghe di un'amara riflessione, continua a tenere legato al mondo quel piccolo uomo solitario. Nasce da qui uno stato d'animo che non può certo compiere il miracolo di eliminare il carico intollerabile di sofferenza e di ingiustizia che è sotto i nostri occhi, ma che dà alla testimonianza di cui questa pittura si fa interprete una dimensione corale, una risonanza esistenziale - affettiva, prima ancora che culturale - capace di comprendere gli altri nel proprio orizzonte di coscienza. L 'uomo di Pettinicchi, offeso nella carne, costretto a tacere perché sa che sarebbe ipocrisia pronunciare parole di conforto, conserva la forza di guardare lo spettacolo inquietante della realtà, che ritorna come un incubo anche nei suoi sogni. Egli è il testimone muto di una sconvolgente ma comune e quotidiana vicenda, che ci riguarda e ci coinvolge interamente. Parrebbe facile retorica richiamare alla mente l'orrenda carneficina che continua ogni giorno in ogni parte della terra, ma credo che sia proprio questo scenario, insieme prossimo e remoto, a fare da sfondo all'arte di Pettinicchi. Nel sentimento di dolorosa, ma contenuta e virile solidarietà che circola nei suoi dipinti c'è qualcosa degli ultimi pensieri leopardiani, con il rifiuto irremovibile, che è poi rispetto degli altri, di inventare favole edificanti.

E forse la sola momentanea, ma preziosa consolazione può venire proprio dall'arte. Il fascino di queste immagini, accresciuto dalla violenza inusitata dell'espressione, ha la forza di esprimere la pienezza e direi l'infinita potenza concentrata nell'intuizione di un attimo di vita, anche quando vi traluca la coscienza della fugacità che l'insidia. Per questo la pittura Pettinicchi, nella durezza del suo messaggio, riesce a darci quel filo di felicità che l'arte - come diceva appunto il poeta - può aggiungere alla tela della nostra esistenza. O forse bisogna credere, come vorrebbe l'ipocrisia dei bigotti e dei falsi progressisti, che all'arte possano assegnarsi compiti più edificanti e diversi da quello di offrire un temporaneo e consapevole remedium mortis? Non un tentativo di evasione, per rimuovere il pensiero del limite conclusivo e ineludibile di tutto ciò che è oggi vivo, ma al contrario una sua anticipazione, un trasalimento dell'animo, che avvertendoci, però, della misura della nostra esistenza ci spinge a cercare nell'attimo di vita fermato nell'immagine artistica quel tanto di felicità che ci è concesso.
La pittura di Pettinicchi conosce questi pensieri.
Ma rimane, com'è giusto, nella luce violenta del mondo, non pretende di spingersi oltre il limite dell'esistente e volare nel vuoto dell'abisso.

 

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